Dedicato a chi costruisce sapendo che per un buon lavoro bisogna abbattere il vecchio.
Conosco poco le divisioni che ancora permangono in SEL e poco mi interessano perché l’impressio­ne che mi creano è che non siano affatto questioni di dialettica politica, ma semplicemente bieghi affari di palazzo, una cosa però la so bene ed è che questa situazione ci sta trascinando in un immo­bilismo che può avere un solo risultato: la deriva.

Una domanda nasce, però, con forza: come è possibile che in un momento in cui la necessità di po­litica è sempre più alta per contrastare la sconfitta culturale subita ormai da anni, noi continuiamo a trastullarci con giochini di potere effimero che ci impediscono di riprendere il contatto con la realtà? Perché nel momento in cui un leader come Vendola ci indica la strada per tornare a parlare con la gente noi ci chiudiamo sempre di più in un bozzolo autistico?
Chiediamo al Centrosinistra di rimettersi in discussione e noi ci perdiamo ancora dietro a numeri di spartizione che ben poco hanno a che vedere con la “buona politica”, certo, queste parole se le cuciono addosso in molti, ma i fatti che viviamo quotidianamente nella costruzione del progetto SEL le smentiscono puntualmente.

Questi “grandi dirigenti” che vogliono mantenere a tutti i costi le loro quote lo facessero parlando di politica, ascoltando i problemi reali in primo luogo del Paese e subito dopo delle persone diretta­mente legate al progetto di SEL. E’ ora di uscire da parole d’ordine che ancora non abbiamo saputo riempire di strategie e tattiche, chi vuole governare la rinascita della politica lo può fare solo se lo guadagna sul campo delle idee e delle iniziative, non capire che oggi tutto quello che abbiamo alle spalle sono stereotipi non più applicabili in una società profondamente mutata e che va riformulato da capo non solo il percorso dell’alternativa, ma anche i metodi, i tempi e i modi di attuazione.

Vendola lo dice ormai da tempo, ma i primi a non capirlo sono proprio quelli che si sono autoimpo­sti ai vertici di SEL, anzi troppo spesso guardano alla sua lucidità con le lenti ofuscate di chi teme di perdere terreno in una corsa al posto al sole che non può trovare cittadinanza in ciò che dobbiamo costruire. Vendola è il nostro leader e non c’è nulla di berlusconiano in questo perché lui parla di politica e di esigenze reali del paese e in Puglia ha anche dimostrato che alcune soluzioni sono possibili. Sta a noi a far sì che il suo non sia un cammino solitario e le Fabbriche sono la vera eccezionalità di ciò che di nuovo oggi ci si aspetta dalla politica.

Le Fabbriche sono la Politica con la P maiuscola, sono quel punto di incontro tra istituzioni, partito e quelli che in questa società non hanno voce, le Fabbriche sono i giovani che troppo a lungo sono mancati nella storia di questo Paese, sono le donne, i diversi gli emarginati sociali e soprattutto non sono e non possono essere proprietà di SEL, ne possono essere patrimonio, ma non proprietà. E noi impegnati nel progetto che cosa dobbiamo fare? Noi dobbiamo essere sintesi, dobbiamo esse­re il respiro nazionale, dobbiamo studiare le soluzioni possibili alle domande che questa epoca ci impone, domande che ci arrivano proprio dalle Fabbriche e dove non arrivano, noi dobbiamo andar­le a cercare essendo capaci di rompere il bavaglio che tortura l’umanità.

Questo, forse, è solo un lungo sfogo, ma è dettato dalla necessità di andare avanti, di non perdere l’ultimo treno e questo si può fare soltanto dicendo chiaramente le cose e rompendo i lavorii del corridoio, per emergere alla luce del sole, consci che oggi non abbiamo più un apparato che ci tutela, ma un progetto tutto da costruire.

Loretta Scannavini
Sinistra Ecologia Libertà di Rieti e Provincia
www.sinistrarieti.net

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